Lunedì della scorsa settimana abbiamo discusso sul libro "La signorina Crovato" di Luciana Boccardi, proposto da una lettrice, in un bel clima, nella sala grande della biblioteca.
La prima parte del libro è sembrata lenta e descrittiva, quasi faticosa (anche per la necessità di districarsi nella genealogia della famiglia), mentre la seconda accelera e secondo qualcuno diventa più interessante. Su questa parte si è ipotizzato che l'autrice volesse proporre la se stessa bambina (con un linguaggio, un'attenzione ai particolari e in un certo senso una mancanza di introspezione tipica dei primi anni dell'esistenza).
Il collante, nella storia di questa famiglia, è la musica. Passaggi molto apprezzati: la volontà di Raoul di continuare a suonare nonostante le menomazioni (tappi di sughero sullo strumento), la necessità di suonare anche nei momenti più terribili della storia collettiva e della propria storia, ma anche la presenza di una precisa colonna sonora della narrazione (brani cantati nel '900 e ora ormai sconosciuti; suoni o rumori come il ticchettio dei tasti della macchina da scrivere o il pane che finisce nei sacchetti).
La musica e l'amore salvano questa famiglia. Perché Luciana non viene abbandonata dai mezzadri dell'entroterra, ma lasciata per necessità a una famiglia, e poi reintrodotta a Venezia. Le usanze e le caratteristiche di questi contadini hanno avvicinato molti di noi a loro: ci sono ricordi simili nei nostri cuori, raccontati dai nonni o dai genitori.
Qualcuno ha avuto l'impressione che lo stile fosse molto giornalistico (d'altra parte l'autrice era una
giornalista), una specie di somma di fatti di cronaca.
giornalista), una specie di somma di fatti di cronaca.
Il materiale tra le pagine è tantissimo perché Luciana racconta, soprattutto nella prima parte, una serie di storie dentro la storia principale, non molto sviluppate, ma che avrebbero potuto essere tanti semi da far germogliare. Non c'era tempo, forse: Luciana, al momento della pubblicazione del libro, era anziana, aveva 88 anni.
Assieme al libro successivo, questo è una sorta di testamento, di memoria che lascia, mettendoci anche un po' di curiosità di approfondire luoghi e personaggi realmente esistiti.
Approfittiamo di questo post per invitare tutti al prossimo incontro del GdL l'Isola dei Lettori, che si terrà lunedì 19 maggio alle 21 e vedrà come argomento di discussione il libro di un altro autore veneto, Matteo Melchiorre.
Il Duca di Matteo Melchiorre è un romanzo intenso e riflessivo che racconta la storia dell’ultimo discendente di una famiglia nobiliare ritiratosi in una villa isolata di montagna. La sua quiete viene turbata da un furto di legname nei suoi boschi, che lo mette contro un potente uomo del paese. Il libro esplora il confronto tra memoria, potere e identità personale, con uno stile elegante e profondo.
Il Duca di Matteo Melchiorre è un romanzo intenso e riflessivo che racconta la storia dell’ultimo discendente di una famiglia nobiliare ritiratosi in una villa isolata di montagna. La sua quiete viene turbata da un furto di legname nei suoi boschi, che lo mette contro un potente uomo del paese. Il libro esplora il confronto tra memoria, potere e identità personale, con uno stile elegante e profondo.
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