lunedì 11 gennaio 2021

La recensione casuale-riordinata di Laura: "Frieda" di Christophe Palomar

La nostra lettrice Laura ha avuto l'idea di mandarci, come si legge in un precedente post, una recensione casuale di un libro, basandosi sul principio che è possibile avere delle impressioni da un libro partendo da un'apertura casuale del volume e dalla lettura di quanto salta agli occhi. Stavolta propone una recensione casuale, ma riordinata, di un'altra opera.

"Il romanzo FRIEDA – CHRISTOPHE PALOMAR- PONTE ALLE GRAZIE mostra un tale miscuglio di descrizioni, fatti, sentimenti, riflessioni riguardanti il protagonista, gli ambienti, i momenti storici da formare un intreccio inestricabile, in qualche punto anche misterioso.

In questo caso perciò le frasi tratte dalle pagine scelte a caso hanno avuto bisogno di un riordino che ha, come filo conduttore, le tappe dei luoghi in cui il nobile protagonista tedesco ha vissuto, ha amato ed è invecchiato, accompagnato dalle vicende della storia del Novecento.

“Von Tilly. Non è facile crescere con un nome del genere. Certo, non mi mancava nulla. Avevo i migliori precettori, i migliori libri e le donne di casa, che vivevano in funzione delle mie esigenze, mi insegnavano tutto il resto.” PAG. 12

L’espandersi della giovinezza avviene a Capri, dove mare, sole, vento, luminosità e libertà rappresentano la cornice ideale a promuovere questo fondamentale sviluppo.

Due settimane più tardi attraccavano a Capri. Si dice che Capri sia l’isola più bella del mondo. In realtà, Capri non è un ‘isola, ma una vertebra di costiera amalfitana, troncata via in fretta e poi lasciata lì.” PAG. 28

Tutta questa effervescenza giovanile s’ammanta di una cappa fosca e triste a causa dello scoppio del primo conflitto mondiale.

“Dovevo trovarmi a Vienna il giorno in cui scoppiò la guerra, mi ci trovai il giorno in cui l’Austria ottenne  l’armistizio. Ero a Berlino quando arrivò la lettera e che lettera.” PAG. 96

La conclusione delle ostilità costringe all’esilio dall’altra parte del mondo il giovane combattente appartenente alla nazione sconfitta ed egli comprende che questo obbligato distacco dall’Europa è un’amputazione, un’esperienza viva della morte.

“Quindi Buenos Aires. La prima impressione è sempre quella buona.. E la prima impressione è quella di una città in pieno movimento. Le gru si agitano come uno stormo di gabbiani, sollevando polvere e uomini in un cielo disegnato a colori pastello.... Buenos Aires è un guanto dimenticato sulla sabbia. Si aspetta il colpo di vento che lo rigetterà in acqua.” PAG.166

Irrimediabilmente il tempo passa, insieme con le vicende della vita e con l’eco lontana del secondo conflitto mondiale, punteggiata da riflessioni sulla Germania che appare rinnovata , ma che mantiene intatta la sua volontà di dominio sul mondo, che si concluderà in una immensa disfatta.

“La settimana successiva non feci nulla, non dissi nulla, la guerra che stava finendo parlava per noi. Ci fu la liberazione dell’Europa, ci fu l’arrivo dei russi a Berlino, ci fu la capitolazione della Germania.  L’inverno passò nel fervore dei miseri traffici che riprendevano, un inverno freddo e lungo.” PAG.256

E come mai il titolo FRIEDA?  Essa appare e scompare, fa capolino quando meno te lo aspetti, rappresentando l’idea di donna che ha un poco ossessionato il protagonista, spingendolo a intravederla o ad immaginarla in tutte le donne incontrate, desiderate ed amate."

Laura Collet

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