sabato 28 gennaio 2012

Dino Buzzati: così vivo, a quarant'anni dalla sua scomparsa...

Ricordare, a quarant’anni dalla morte, Dino Buzzati non è impresa semplice. Scrittore tra i più importanti del Novecento italiano, pittore, giornalista, ha lasciato sei romanzi, una ventina di prose teatrali, centinaia di racconti (una trentina, se non sbaglio, le raccolte), moltissimi articoli … quadri. Nasce a Belluno nel 1906, muore a Milano il 28 gennaio 1972. Vive a Milano, ma tornerà sempre a Belluno. Belluno è ovunque, in Buzzati: le montagne invadono tanto i suoi scritti, quanto i suoi quadri. Buzzati, se si potesse raffigurare graficamente, sarebbe una bella montagna bellunese: rocce, precipizi, fatiche, tramonti, colori, nuvole – indicibili abissi.

A mio parere un racconto è più Buzzati di altri, e più di tutti ne esprime la spesso incompresa genialità: La goccia. Di cosa parla La goccia?
C’è una goccia che sale le scale di un condominio (o meglio: salendo le scale, attraversa i piani del condominio). Stop. Il racconto non dice nient’altro. C’è solo una goccia attraverso scale, che sale. Va su «di gradino in gradino».
Se il lettore vuole sapere altro, resterà deluso. Se il lettore chiede a Buzzati di spiegare il “perché”, non avrà risposta. Se il lettore cerca un senso, ne assaporerà la contraddizione.
Non ci sono, in questo geniale bellunese, i divertissement borghesi [«Ma che cosa sarebbe poi questa goccia: - domandano con esasperante buona fede – un topo forse? Un rospetto uscito dalla cantina? No davvero»], le allegorie avanguardistiche [«E allora – insistono – sarebbe per caso un’allegoria?»], la spettacolarità della morte [«Si vorrebbe, così per dire, simboleggiare la morte?»], l’urgenza della crisi [«o qualche pericolo?»], il tempo [«o gli anni che passano? Niente affatto, signori: è semplicemente una goccia, solo che viene su per le scale»], i ricordi ancestrali [«O più sottilmente si intende raffigurare i sogni e le chimere?»], le speranze salvifiche [«Le terre vagheggiate e lontane dove si presume la felicità?»], la poesia [«Qualcosa di poetico insomma? No assolutamente»] – ed infine non troverà nemmeno ciò che solitamente è offerto dopo ogni distruzione narrativa: le Utopie [«Oppure i posti più lontani ancora, ai confini del mondo, ai quali mai giungeremo? Ma no, vi dico»].
Per quanto strano possa sembrare, l’immensa, acutissima genialità di Buzzati sta in questo: «Ma no, vi dico, non è uno scherzo, non ci sono doppi sensi, trattasi ahimè proprio di una goccia d’acqua, a quanto è dato presumere, che di notte viene su per le scale. Tic, tic, misteriosamente, di gradino in gradino. E perciò si ha paura».
Un intellettuale che, come pochissimi, ha saputo dipingere un’umanità strana, in fuga dalla mostruosità guerriera alla mostruosità “ragioniera” (à la Fantozzi), così imbarazzata dal passato da trovarsi senza futuro. Un’umanità senza tempo, quella di Buzzati: il passato (le Guerre) da nascondere, il futuro (sulla luna?) impossibile da concepire … restava solo un presente iper-diltato, iper-reale. Un presente senza presente: così la goccia sale, sale e sale. Lo fa di notte, nel silenzio … nel (altra parola chiave in Buzzati) mistero.
Forse, se qualcosa, leggendo Buzzati, può dar pace all’animo è solo il mistero. Non tanto perché riecheggia in esso qualche antichità vergine, quanto piuttosto perché nel mistero nulla è ancora deciso: può darsi una possibilità negativa, come una positiva. Nel mistero la goccia può salire le scale, come non farlo e tacere: «Ora molte orecchie restano tese, nel buio, quando la notte è scesa a opprimere il genere umano. E chi pensa a una cosa, chi a un’altra. Certe notti la goccia tace. Altre volte invece, per lunghe ore non fa che spostarsi, su, su, si direbbe che non si debba più fermare». Di notte si concentrano le infinite possibilità, e l’universo misterioso è ancora capace di destare nell’intellettuale un’angoscia innocente (un po’ come l’infantile paura del buio).
Nel mistero si torna poeti.
Buzzati scrive a noi uomini-goccia, di storie-goccia e con racconti-goccia. La sua capacità nel farlo lo consegna al destino eterno dei grandi della letteratura.

P.S. citazioni da La goccia, in D. Buzzati, La boutique del mistero, Mondadori, Milano, 2007.

Luca

6 commenti:

  1. grazie Luca, il tuo post fa venir voglia di leggere questo autore! Tra l'altro anche Radio Tre commemora Dino Buzzati: sul sito www.radio3.rai.it nella sezione Memoradio ci sono dei contenuti in podcast, racconti ad alta voce, interviste, e la cronaca della vittoria al Premio Strega 1958 con il libro Sessanta racconti, che contiene proprio "Una goccia".
    Christian S.

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    1. Grazie mille Christian! Ho ascoltato le varie testimonianze ... mi hanno molto colpito le parole di Indro Montanelli: "Ho sempre avuto questa curiosa impressione: che Buzzati fosse una creatura dataci in prestito dall'aldilà. [...] Io non ho mai avuto l'impressione che lui fosse uno dei nostri ... era degli altri"

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  2. Montanelli aveva ragione.
    Spesso, leggendo alcuni racconti di Buzzati, mi sono sorpreso ad esclamare "Ma come fa?!", invidiando la sua insuperabile capacità di escogitare trame perfette, trovare equilibri geniali, scavare nell'animo umano rivelandone le contraddizioni più vertiginose.

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  3. Ho appena finito di leggere una raccolta di racconti, curata dallo stesso Buzzati, "La boutique del mistero", una riuscita selezione dei suoi migliori, lo consiglio a tutti coloro che vogliono conoscere questo autore. In particolare mi ha colpito "Il cane che ha visto Dio", un brano che parla della società, dei suoi condizionamenti, di come la realtà che crediamo di vivere sia a volte molto lontana dalla verità. Consigliatissimo!
    Christian S.

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  4. aggiungo che ho letto in questi giorni il suo primo racconto "Barnabo delle montagne", del 1933. E' un romanzo breve, ma contiene già gli ingredienti fondamentali dell'opera di Buzzati, che si trovano anche nel Deserto dei tartari, Il segreto del bosco vecchio e altri racconti: un pizzico di magia e mistero e l'attesa, il desiderio di un futuro diverso, dell'evento decisivo, che cambi la vita. C'è poi la dura realtà, che viene comunque accettata dai protagonisti con grande dignità. Questo libro è ideale per chi vuole iniziare a conoscere questo grande autore italiano (e bellunese).

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  5. il 28 gennaio 2015 radio3 dedica una puntata di wikiradio a Dino Buzzati, con interviste, letture ad alta voce e molto altro. podcast dal sito www.radio3.rai.it

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