giovedì 28 gennaio 2021

Una recensione riflessiva per "L'ultima ricamatrice" di Elena Pigozzi


Una sfilza di generazioni, come una lunga fila di punti su un tessuto, un succedersi di avvenimenti lieti e tristi simili al lento dipanarsi di un filo dalla spola. 

Piano piano i ricami prendono forma, si dispiegano in tutta la loro complessità come la vita di ognuna delle ricamatrici. 

 

“Silenzio e voci. Fare spazio dentro e farci entrare la luce, il vento, le nuvole. 

Farci entrare la vita che è fatta di gesti che si rincorrono e si perdono.

 Che si rinnovano e che tornano in uno sguardo, un volto, un suono.” PAG. 16

 

“Così prese a nutrire la figlia, come si nutre un fiore rinsecchito. 

Dare acqua a poco a poco. 

Dare mele e mandorle e noci. 

E pane e focacce. 

E latte e semolino. E polpette di carne e vino rosso.

E mele caramellate. 

E ogni bendidio di cui erano capaci le sue mani.” PAG.49

 

“Ci si aggrappa alla notte per non cadere giù, nel buio

che invischia di nero. 

Nel nero che diventa oscurità ci si aggrappa 

all’orlo del precipizio. 

E si chiudono gli occhi. 

Allora i sogni si accendono, 

fanno luce nel buio in cui siamo immersi

e scorrono nel tempo segnato dalla luna,

che diventa nebbia, bruma, alba che

schiarisce la sera.” PAG. 91

 

“Ci vogliono carezze dove altri affondano la lama. 

Ci vogliono lacrime a lavare ogni grumo salato. 

Ci vogliono parole piane e lievi 

a togliere il rumore del cuore

che sbatte nelle tempie” PAG. 119

 

“E da allora ricamo, ricamo, ricamo finché non mi

tremano le dita

e devo smettere un po’.

Giusto per alzarmi, avvicinarmi alla finestra

e guardare le nuvole

che nessuno riuscirà mai

a intrecciare in un arazzo di seta pregiata. 

Sospiro, nel tentativo di ricordare i giorni,

ripensare a me,

a chi mi è stato accanto.” PAG.159


Così anche le riflessioni che , pagina dopo pagina, 

continuamente infiorano il testo 

vanno a concludersi, come ogni ricamo. 

E con esse si concludono anche un’epoca e un’arte

che pare priva di avvenire, pur nella speranza che qualcuno

possa riprenderne in mano il filo.

 

Laura Collet

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